"The black sheep", nuovo documentario di Antonio Martino, è stato presentato al Biografilm Film Festival di Bologna in anteprima mondiale. Alla prima del film hanno presenziato il regista ed il protagonista. La pellicola racconta la storia di Ausman, trentenne Amazigh, minoranza libica di cui fa parte il protagonista (Amazigh è il modo in cui si fanno chiamare i berberi, popolo nomade del Nord Africa). Ausman è nato a Zuara nel 1985 ed è cresciuto ascoltando i discorsi di Gheddafi e studiandone, come tutti i suoi coetanei, il manifesto politico contenuto nel "Libro Verde". Ausman in realtà è un ragazzo moderno come lo sono la maggioranza dei giovani in occidente; è ateo, suona la chitarra, ama la musica metal e nonostante il lavaggio del cervello che ha subito, mantiene un pensiero critico contro il regime e verso la condizione del proprio Paese. Il protagonista, studiando, informandosi e interessandosi di argomenti culturali, è riuscito a non farsi influenzare e plagiare dagli atteggiamenti autoritari e oppressivi della dittatura di Gheddafi. L'evento chiave che gli ha aperto definitivamente la mente è stato il trasferimento in Marocco, paese molto più libero, tollerante e aperto rispetto al suo. In seguito, un viaggio a New York gli insegnerà a comprendere meglio e addirittura ad amare l'occidente, convincendolo ancora di più del fatto che gli uomini sono tutti uguali e liberi cittadini del mondo. Ausman, tornato in Libia con la voglia e la speranza di poter contribuire al rinnovamento del proprio Paese, rimane tuttavia deluso: infatti il cambiamento avvenuto non è certamente quello auspicato dal protagonista. Il nostro "eroe", una volta caduto il dittatore libico, pensa che finalmente la Libia abbia riacquistato la libertà, ma ben presto si ritrova in uno Stato caduto nel caos e invaso dagli Arabi-musulmani, con tutte le conseguenze che questi portano: integralismo religioso, terrorismo e oscurantismo, che costringono il popolo ad abbracciare forzatamente la fede musulmana. Ausman quindi è costretto a nascondere il suo stile di vita moderno e libero e addirittura la sua passione per la musica metal. Antonio Martino, con questo suo ultimo documentario, dimostra come l'esigenza di raccontare storie come questa sia la sua missione: è qualcosa di viscerale e molto vicino alla sua vita, in quanto il regista associa il disagio di Ausman a quello che lui ha vissuto in un contesto diverso, quello della Calabria degli anni '80. La domanda chiave che torna come un disco rotto durante tutta la pellicola è se partire o restare. Martino ha confezionato questo film con uno stile essenziale e diretto come un pugno nello stomaco, dove le parole e le immagini si fondono insieme con una forza dirompente che crea un punto di rottura nel cuore e nella mente degli spettatori. Regia: Antonio Martino Attori: Ausman Anno: 2016, Italia Prossime visione nei cinema di Bologna: Lunedì 13 giugno ore - 21,30 – Cinema Europa domenica 19 giugno ore 19 – Cinema Lumiere – sala Scorsese
Articolo scritto da Fabrizio Galavotti Domenica 12 Giugno 2016
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